Ok, diciamolo subito: se ti sei mai trovato davanti a un mazzo di tarocchi e hai chiesto qualcosa tipo “Cosa succederà nella mia vita amorosa?”, capisco perfettamente.
Ci siamo passati tutti.
È normale. Però… ecco, c’è un però. Le carte non sono Google, non sono Siri, e nemmeno una palla di vetro (nonostante l’estetica un po’ retrò).
I tarocchi funzionano meglio se impariamo a parlare la loro lingua, e tutto inizia da come formuliamo le domande.
Sì, perché fare la domanda giusta è tipo il 70% della lettura.
Forse anche di più. Ed è esattamente di questo che voglio parlare in questo articolo: come porre domande potenti, quelle che aprono strade, che non si accontentano del “sì o no” ma vanno a scavare, a scoprire, a sentire.
Allora, mettiamoci nei panni delle carte per un secondo.
Ti arriva una domanda del tipo “Troverò lavoro entro sei mesi?”.
Eh… e che ti devono rispondere? Un “sì” o un “no”? Magari ti dicono “sì”, ma non ti aiutano a capire come, dove, con quali energie, in che direzione muoverti.
Una domanda chiusa, così, ti dà una risposta chiusa. Punto.
Finito.
Tutto qui.
E ci lascia anche un po’… meh.
Invece una domanda aperta, ben pensata, è come una porta che si spalanca.
Non solo ti fa vedere cosa c’è, ma ti suggerisce anche come attraversarla, quali scarpe mettere, se c’è fango o ciottoli sul sentiero.
Una domanda potente è:
Aperta (niente risposte sì/no, grazie)
Centratissima su di te, non sugli altri
Radicata nel presente, anche se guarda al futuro
In grado di attivare riflessioni, scelte, consapevolezze
Per esempio, confrontiamo:
❌ “Lui mi ama?”
✅ “Che cosa posso comprendere riguardo alla mia relazione con lui in questo momento?”
Vedi la differenza?
La seconda domanda non ti fa solo stare lì ad aspettare una risposta come se fossi alla posta col numerino in mano.
Ti coinvolge.
Ti chiama in causa.
Ti dice: “Ehi, tocca anche a te, non solo alle carte”.
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Ti lascio una serie di domande che funzionano quasi sempre.
Puoi adattarle, modificarle, farle tue:
Per questioni sentimentali:
“Quali energie stanno influenzando la mia relazione con X?”
“Come posso prendermi cura del mio cuore in questa fase?”
“Cosa sto imparando attraverso questa connessione?”
Per il lavoro o la crescita personale:
“Quali sono i prossimi passi utili nel mio percorso professionale?”
“In che modo posso usare i miei talenti al meglio, ora?”
“Cosa mi impedisce di fare il salto che desidero?”
Per la spiritualità o la crescita interiore:
“Che cosa sto evitando di vedere?”
“Cosa vuole il mio Sé interiore che io sappia, adesso?”
“Come posso trovare più equilibrio nella mia vita?”
Insomma, l’idea è sempre quella: non chiedere alle carte di decidere per te, ma piuttosto di aiutarti a leggere dentro te stessə con più chiarezza.
Le carte sono come uno specchio: riflettono, non impongono.
Un errore comunissimo e qui lo dico perché, giuro, ci sono caduta anche io mille volte è chiedere delle altre persone.
Tipo:
“Perché non mi scrive?”
“Cosa pensa di me?”
“Cosa farà?”
Ora, capisco il bisogno (eccome se lo capisco).
Ma siamo oneste: sapere cosa pensa uno che magari ha il ghosting come sport olimpico… ci aiuta davvero?
O ci intrappola in un loop infinito di aspettative?
Meglio chiedere:
“Perché mi sento così quando non ricevo risposta?”
“Cosa mi mostra questa situazione su come vivo l’attesa?”
“Come posso prendermi cura delle mie emozioni ora?”
Ecco, queste sono domande che spaccano.
Sul serio.
La verità?
Si impara sbagliando.
Si impara facendo domande che non portano da nessuna parte, ricevendo risposte confuse, rileggendo il tutto dopo mesi e dicendo: “Ahhh ecco cosa voleva dire la Torre quel giorno!”
Poi si affina.
Come con tutto.
Come quando impari a cucinare: le prime volte la pasta è scotta, poi diventi brava a occhio.
E magari, mentre affini il modo di chiedere, ti accorgi che anche il modo in cui ascolti le risposte cambia.
Diventa più profondo, più attento.
Tra l’altro, se ti incuriosiscono i messaggi nascosti nei simboli (non solo nei tarocchi ma in tutto ciò che ci circonda), ti consiglio di dare un’occhiata a quest’altro articolo del blog: Simboli Nascosti: la Magia nei Dettagli.
È un po’ come mettere una lente d’ingrandimento sul mondo invisibile. E… beh, a volte lì c’è più verità che in mille parole.
Mi ricordo una lettura che feci per me anni fa.
Ero in un periodo di grande confusione, e chiesi: “Che decisione devo prendere?” e le carte… mute.
Una stesa caotica, contraddittoria. Mi arrabbiai pure, tipo: “Ma insomma! Aiutatemi un po’!”
Poi, dopo qualche giorno, ho rifatto la domanda.
Stavolta ho chiesto: “Cosa mi blocca nel prendere una decisione?” e boom.
Le carte hanno parlato chiarissimo.
Era la paura, la solita vecchia paura. Non era questione di scelta. Era questione di fiducia.
E in quel momento ho capito che la domanda giusta può davvero cambiare tutto.
Formulare una domanda potente non è solo un trucco per ottenere risposte migliori.
È un atto di cura verso sé stessi.
È come dire: “Mi prendo il tempo per ascoltarmi, per capire, per evolvere”. Le carte sono lì, pronte. Ma sei tu a decidere da dove partire.
E se a volte ti sembra difficile trovare le parole… non preoccuparti.
Fai come in una chiacchierata tra amici: prova, riprova, sbaglia, ridi, riprova ancora. Le carte capiscono.
E ti seguiranno.
Hai mai fatto una domanda che ti ha davvero cambiato qualcosa dentro?
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