Miti e Verità: Sfatare le Leggende sui Tarocchi

Ma davvero i tarocchi “predicono il futuro”?

O è solo una roba da streghe e film horror?

Se stai leggendo questo articolo, forse ti sei trovato almeno una volta a chiederti se i tarocchi siano magia nera, un passatempo da luna piena o, più semplicemente, un modo per riflettere su di sé.

Ecco, diciamolo subito: c’è un sacco di confusione là fuori.

Non voglio insegnarti a leggere i tarocchi non è questo il punto.

Quello che voglio fare è un po’ di chiarezza, sfatare qualche leggenda metropolitana e, perché no, condividere anche qualche pensiero personale.

Perché ne ho sentite davvero di ogni...

L’origine dei tarocchi: spoiler, non vengono da Saturno

Partiamo dall'inizio, o almeno ci proviamo.

C’è questa idea diffusa che i tarocchi siano antichissimi strumenti esoterici tramandati da una setta segreta egizia, custoditi da monaci templari e ritrovati in una grotta illuminata da cristalli… ehm, no.

In realtà, i tarocchi nascono nel Quattrocento, in Italia, come gioco di carte.

Sì, gioco. Tipo briscola, ma con più simboli.

Solo più tardi, molto più tardi, sono stati “adottati” da correnti esoteriche, mistici e cartomanti.

Quindi no, i tarocchi non sono nati per leggere il destino né tantomeno per evocare spiriti dall’aldilà. Eppure, questa aura di mistero non ha fatto che crescere nel tempo, soprattutto grazie a... beh, al cinema e alla letteratura.

A proposito, se ti incuriosisce il modo in cui i tarocchi sono stati rappresentati nel mondo dell’arte e dell’immaginario collettivo, c’è un articolo che ti consiglio davvero di leggere: Tarocchi nella letteratura e nel cinema.

Un viaggio tra archetipi, visioni e... sorprese.

5 miti sui tarocchi che è ora di sfatare

“I tarocchi predicono il futuro con precisione millimetrica”

No, no e ancora no.

Se pensi che i tarocchi ti diranno “il 13 luglio alle 15:45 incontrerai l’amore della tua vita mentre porti a spasso il cane”, ti consiglio di abbassare un attimo le aspettative.

I tarocchi non sono un orologio svizzero del destino. Sono strumenti simbolici, narrativi, che aiutano a vedere le cose da un altro punto di vista.

Possono offrire spunti, riflessioni, intuizioni. Ma il futuro? Quello dipende da te, da cosa scegli, da cosa senti.

“Solo i sensitivi possono usarli”

Eh già, anche questo è un classico. Come se per prendere in mano un mazzo di tarocchi servisse una certificazione magica.

La verità? Chiunque può avvicinarsi ai tarocchi, con rispetto, curiosità e voglia di ascoltarsi.

Non c'è bisogno di avere “il dono”, né di vedere le aure o parlare con gli spiriti. Certo, c’è chi ha più sensibilità, più intuito, o semplicemente più esperienza. Ma i tarocchi parlano a tutti, anche a chi come me, all’inizio ci si avvicina con un misto di scetticismo e fascino.

“I tarocchi portano sfortuna”

Ok, questa è la mia preferita. Come se fossero un oggetto maledetto, tipo la bambola di Annabelle.

I tarocchi non portano sfortuna. Non sono né buoni né cattivi. Sono solo... carte. Carte che riflettono, che evocano simboli, che parlano per immagini.

La paura nasce spesso dall’ignoranza e qui lo dico senza giudicare.

Se non conosci qualcosa, è facile proiettarci sopra le tue paure. Ma il lavoro vero, spesso, è proprio guardarci dentro. Anche se fa un po’ paura.

“Le carte ‘negative’ significano disgrazie imminenti”

Quando esce la Torre o la Morte, c’è sempre qualcuno che sbianca. Capisco, eh. I simboli forti fanno effetto. Ma bisogna guardare oltre la superficie.

  • La Morte? Parla di trasformazione, di cicli che si chiudono. Non della tua fine imminente.

  • La Torre? Scosse, sì, ma anche verità che vengono alla luce.

  • Il Diavolo? Desideri, paure, attaccamenti. Non Satana in persona.

Insomma, ogni carta ha più significati, e interpretarli dipende da tanti fattori.

Nessuna carta è solo “buona” o “cattiva”.

Proprio come noi, no?

“Chi legge i tarocchi è un truffatore”

Questo, purtroppo, è uno stereotipo duro a morire.

È vero: ci sono persone che si approfittano della vulnerabilità degli altri, anche nel mondo della lettura dei tarocchi. Ma questo vale in ogni campo, no?

Ci sono anche e sono tante persone oneste, sensibili, che usano i tarocchi non per manipolare, ma per accompagnare, per ascoltare, per far luce.

Quindi... magari, prima di giudicare, prova a guardare chi hai di fronte.

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Ma allora… a cosa servono davvero i tarocchi?

Bella domanda.

E forse, la risposta cambia da persona a persona. Per me, ad esempio, i tarocchi sono stati un modo per fermarmi e ascoltarmi, in un periodo in cui avevo la testa piena e il cuore confuso.

Non mi hanno detto cosa fare.

Ma mi hanno aiutato a vedere quello che già sapevo, anche se non volevo ammetterlo.

Ecco qualche motivo per cui, secondo me, i tarocchi possono avere senso oggi:

  • Ti aiutano a guardare dentro, anche quando fa un po’ male.

  • Ti offrono una lente diversa sulla realtà.

  • Ti costringono (in senso buono) a rallentare, riflettere, scegliere.

  • Ti accompagnano in momenti di cambiamento, dubbio, passaggio.

  • Ti fanno compagnia, in un modo tutto loro.

E quindi, fidarsi o no dei tarocchi?

Dipende.

Non dei tarocchi in sé, ma del modo in cui li usi. Se li vedi come un oracolo assoluto, forse ti stai illudendo.

Ma se li vivi come un dialogo, una possibilità, uno specchio... allora sì, può valerne la pena.

Io non so se ci sia un “destino” già scritto.

Ma so che, ogni tanto, serve qualcuno o qualcosa che ti aiuti a rileggere la tua storia. A darle un senso.

E i tarocchi, con i loro simboli, i loro silenzi, le loro strane coincidenze, sanno farlo in modo sorprendente.

In conclusione: un po’ di verità e un pizzico di magia

Insomma, i tarocchi non sono bacchette magiche, né strumenti di dannazione. Sono un linguaggio. Un codice simbolico. Una porta aperta se vuoi entrarci.

Sono stati fraintesi, esagerati, demonizzati. Ma anche amati, cercati, riscoperti. Forse perché, sotto sotto, abbiamo tutti bisogno di storie.

Di significati.

Di connessioni.

E magari, ogni tanto, anche di un po’ di mistero.

Hai mai fatto una lettura di tarocchi che ti ha colpito? O magari una che ti ha lasciato più domande che risposte?


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